LUIGI MALISON (Tolmezzo 22/9/1893 – Udine 24/2/1975)
Terminati gli studi a Tolmezzo presso la Regia Scuola di disegno applicata alle arti ed industrie, si occupò temporaneamente prima all’ufficio del catasto e poi presso uno studio di ingegneria civile. Chiamato alle armi nel 1913 venne destinato al Genio minatori di Torino, città nella quale ebbe modo di frequentare un corso d’arte. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu inviato come sottoufficiale al Tonale e in Veltellina come cartografo. Nel ’17 fu prima a Verona poi a Ravenna per frequentare il corso ufficiali e – ottenuti i gradi di sottotenente – sulla linea del Piave per collaborare alla predisposizione degli apprestamenti difensivi. Al termine del conflitto continuò a prestare servizio nel Genio Militare per il rilievo dei danni di guerra della Provincia di Belluno. Congedatosi nel 1919 tornò a Tolmezzo per essere assunto all’Istituto Economia Montana (poi trasformato in Ente Friulano di Economia Montana) ove lavorò ininterrottamente per 39 anni, anche durante il secondo conflitto mondiale. Nel lungo periodo trascorso alle dipendenze dell’Ente svolse intensa attività tecnico-amministrativa per il miglioramento delle condizioni della montagna friulana progettando personalmente o collaborando alla realizzazione di strade, sistemazioni idrauliche, compilazione di piani economici, stime di beni silvo-pastorali, costruzione e ristrutturazioni di malghe e curò per molti anni l’amministrazione della tenuta del Co. G. Ceconi di Pielungo. Per meriti militari e civili fu insignito della croce di guerra e dei titoli di Cavaliere di Vittorio Veneto e Cavaliere della Repubblica. In base alle testimonianze della moglie Maria e dei tre figli era abitudine di Luigi portare appresso, ovunque si recasse, alcune matite colorate che utilizzava durante il tempo libero o nelle pause del lavoro per fissare su carta le immagini più diverse. Idee che venivano poi completate o rielaborate con le tecniche più diverse: olio, tempera, pastelli a cera, china, matita, tutte con la medesima capacità e sensibilità; solo la tecnica dell’incisione – probabilmente per gli elevati costi – gli fu estranea. Raramente partecipò a rassegne d’arte anche se qualche riconoscimento lo vinse e pare coltivasse alcuni rapporti con altri pittori carnici coetanei quali Marco Davanzo.